Deceuninck-QuickStep, Remco Evenepoel sul suo passato calciatore: “Ultimi anni i più duri. Mentalmente, mi hanno un po’ piegato”
Remco Evenepoel ricorda il suo passato da calciatore. Dopo aver rinunciato ad affrontare il Grammont durante i suoi allenamenti per timore che troppe persone potessero radunarsi per vederlo passare, il talento della Deceuninck – QuickStep ha deciso di percorrere alcune delle strade che lo hanno portato a dei luoghi importanti della sua infanzia. Tra questi è passato vicino al campo di allenamenti dell’Anderlecht, dove ha trascorso oltre dieci anni con la maglia della storica squadra di calcio, in quella che sembrava essere una promettente carriera, passata anche per il PSV Eindhoven.
“Ho passato undici anni qui – ha raccontato fermandosi vicino a quei campi verdi dove ha vissuto momenti molto intensi – Ad essere onesto, gli ultimi anni sono stati i più duri. Mentalmente mi hanno un po’ piegato. Ma tornando ora indietro con la mente, questo mi ha reso più forte come persona e nella vita. Quindi grazie per aver provato a rompermi. Onestamente, sono più fiero di indossare questa maglia (riferito a quella che veste attualmente, della formazione di Patrick Lefevere, ndr). E ora mi diverto di più”.
Tra le promesse della sua generazione, già convocato nelle giovanili della nazionale belga, ad inizio 2017 Remco Evenepoel ha deciso di cambiare sport seguendo le orme del padre Patrick, che in carriera corse quattro anni da professionista, vincendo il GP Wallonie come unica vittoria da professionista, oltre a partecipare una volta alla Vuelta a España e alla Liegi – Bastogne – Liegi nei primi anni 90. Sin dalle sue prime corse i risultati non tardarono ad arrivare, con le prime tre vittorie registrate in altrettante corse a livello internazionale, pur non riuscendo a portare a termine il mondiale di Bergen. L’anno successivo l’esplosione tra gli juniores, una stagione dominata con non se ne vedeva da tempo (23 successi in 27 giorni di corsa, tra cui i doppi trionfi a europei e mondiali stracciando la concorrenza).
Da subito nel mirino delle grandi squadre, ha anticipato così il suo passaggio tra i professionisti alla vigilia del suo 19° compleanno, realizzando subito una stagione stellare, con cinque vittorie, tra le quali spiccano ovviamente la Clasica San Sebastian e la crono degli Europei, ma sono rimaste nella mente di chi le ha viste anche quelle a Giro del Belgio e Adriatica Ionica Race per la modalità con cui ci è riuscito). Senza dimenticare ovviamente anche l’argento iridato ai mondiali nello Yorkshire. Il suo 2020 era iniziato ancora meglio, con i successi finali nelle uniche due corse a cui ha partecipato, Vuelta a San Jaun e Volta ao Algarve, conditi da tre successi di tappa.
Effettivamente, di certo non la mentalità di qualcuno che si è spezzato. Anzi, una delle sue caratteristiche migliori è sembrata sinora, oltre al fisico eccezionale, proprio la maturità in gara (forse un po’ meno in alcune dichiarazioni, specialmente in questo difficile periodo a livello mondiale, ma questo è perdonabile e comprensibile in un ragazzo di appena 20 anni nella sua situazione). E parte di questa sua capacità di affrontare le difficoltà viene sicuramente anche dai suoi anni da calciatore e dagli insegnamenti ricevuti, nel bene o nel male.
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